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Metodologie e Modelli

Settori del trasporto di merci e materiali

Il settore dell’autotrasporto in Italia e Lombardia 

Nell’evoluzione organizzativa del sistema trasportistico italiano, il settore dell’autotrasporto da sempre gioca un ruolo centrale, soprattutto per quanto attiene ai trasporti nazionali, dove più del 50% delle merci (in quantità) viaggia su gomma. Valore che supera l’80% se si considerano i soli trasporti terrestri, escludendo quindi il cabotaggio e le condotte (es. oleodotti) e che supererebbe il 90% se venissero considerati anche i trasporti al di sotto dei 50 km, non censiti dal Conto Nazionale dei Trasporti.

Il punto di forza dell’autotrasporto, che ne fa la modalità principe nel trasferimento delle merci a livello nazionale e infracontinentale (tra continenti la modalità di gran lunga più utilizzata è quella marittima) poggia sulla sua grande flessibilità, sulla capacità di rispettare i tempi di consegna e sulla competitività del rapporto qualità/prezzo del servizio. Di contro, l’autotrasporto ha importanti esternalità negative in termini ambientali (emissioni), solo parzialmente mitigate dai miglioramenti nell’efficienza dei motori, e sociali (incidentalità). Nonostante il processo di selezione di questi ultimi anni (nel 2009 erano operative circa 120.000 aziende), il settore rimane caratterizzato dalla grande numerosità delle imprese; secondo l’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano, in Italia infatti, su un totale di 97.000 imprese del settore dei trasporti e della logistica, ben 88.800 (91%) sono le imprese di autotrasporto. 

Nel suo complesso, dal punto di vista economico-finanziario, il settore dell’autotrasporto italiano è caratterizzato da una significativa sottocapitalizzazione delle imprese, con conseguenti bassi livelli di investimento in tecnologie. Se a ciò si aggiungono fattori quali l’alta congestione delle infrastrutture stradali (la velocità commerciale in Italia è tra le più basse in Europa, mediamente intorno ai 45- km/h), ne risulta una bassa produttività del lavoro, modeste capacità concorrenziali rispetto ai competitor stranieri e un rapporto costi/ricavi tale da generare margini tanto più contenuti, quanto più le imprese sono di modeste dimensioni. 

Il trasporto di merci e inerti tra Italia e Svizzera 

La Lombardia è uno dei principali poli economici a livello europeo, con un Pil che rappresenta il 23% circa di quello italiano. Ad una così intensa attività economica corrisponde un’altrettanta intensa attività trasportistica, centrata soprattutto sulla modalità stradale: il 90% delle merci (301 Mio.t/anno) movimentate intra Regione e l’86% sulle tratte medio-lunghe viene trasportato infatti su gomma. Un’attività che genera un traffico di circa 350.000 veicoli/giorno di varia tipologia, dai furgoni per le consegne a destino dei prodotti acquistati nel canale e-commerce, agli autoarticolati impegnati nella movimentazione delle merci sulle lunghe distanze.

Inoltre, il traffico pesante incide significativamente su alcuni dei più importanti assi della rete autostradale: rappresenta infatti il 30% del traffico giornaliero medio sull’autostrada del Brennero (A22) e sulla tratta Brescia-Piacenza della A21, con importanti ricadute in termini di congestione, manutenzione e inquinamento.

Una parte del traffico ha origine /destino (O/D) nei paesi esteri, in particolare 20.000 veicoli/giorno sono diretti/provengono da altri paesi europei, soprattutto Germania, Svizzera e Francia, cui si aggiungono circa 13.800 veicoli/giorno che passano dai gate portuali e aeroportuali in arrivo/destinati ai paesi d’Oltremare.

I prodotti alimentari rappresentano il 30% del totale delle merci trasportate, seguiti da quelli chimici (22%) e dai minerali metalliferi e materiali da costruzione (19%), all’interno dei quali sono presenti i materiali inerti e rifiuti inerti. Dall’analisi degli spostamenti giornalieri di veicoli industriali in Lombardia, emerge con chiarezza la significativa congestione ai punti di valico con la Svizzera, in particolare nell’area di Como-Chiasso. 

Sulla base dei dati forniti dall’Agenzia delle dogane della Svizzera, il flusso di materiali inerti e rifiuti inerti tra Italia e Svizzera è stato, nel 2018, pari a 1,8 milioni di tonnellate, di cui 1,2 milioni di inerti vergini (sabbia e ghiaia) esportati dall’Italia alla Svizzera e circa 600 mila di rifiuti inerti (principalmente terre e rocce da scavo, C&D) da Svizzera a Italia. 

Un volume imponente di materiali, che genera, da solo, un traffico stimabile intorno ai 120.000 veicoli/anno (considerando un carico medio di 16 t/veicolo), che tendono a concentrarsi su pochi corridoi transalpini, generando inquinamento dell’aria, inquinamento acustico e consumo energetico. 

Fonte: LIUC